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sabato 20 dicembre 2014
A CHIOGGIA SBARCA IL PACEMAKER " CON IL CALZINO"
A Chioggia sbarca il pacemaker “con il calzino”
Primi nel Triveneto a contrastare le infezioni con una tecnica americana
Ieri il primo paziente: un chioggiotto settantenne. Era in lista per l’impianto di un pacemaker ed ha potuto usufruire del nuovo dispositivo, ideato per escludere l’insorgenza di eventuali infezioni che possono insorgere in interventi di questo tipo, in persone ritenute a rischio (per età o malattie in essere). Una novità assoluta in Triveneto, applicata per la prima volta a Chioggia, che arriva direttamente dagli Stati Uniti: il pacemaker “con il calzino” è un pacemaker inserito in una speciale busta di antibiotici che, una volta posizionata sotto cute, li sprigiona lentamente allontanando l’incubo delle infezioni. “In Italia si utilizzano 90mila dispositivi impiantabili per elettrofisiologia, cioè pacemaker e defibrillatori – spiega il primario di Cardiologia di Chioggia Roberto Valle - nel territorio di Chioggia il numero di impianti oscilla fra i 150 e i 180 l’anno. In media in Italia si presentano infezioni correlate all’impianto nel 3% dei casi, negli USA nel 5,8%, a Chioggia nel 1,8%”. “Il paziente – continua il cardiologico Gabriele Boscolo - sviluppa una infezione che può essere molto pericolosa e in percentuali prossime al 50% dei casi può portare a morte. Infatti al dispositivo sono connessi gli elettrocateteri che arrivano direttamente al cuore. Il dispositivo e questi fili speciali (è ovvio) non sono vascolarizzati e costituiscono il tallone d’Achille del sistema. Sono infatti detersi dalla corrente ematica e solo poche cellule immunitarie riescono ad aderirvi. La probabilità che si verifichi un’infezione dipende dall’asepsi chirurgica, dalla perizia dell’operatore ma soprattutto dalle condizioni cliniche del paziente, ad esempio per la presenza di diabete, piaghe cutanee e immunodepressione. I microbi che causano il problema infettivo infatti sono microbi presenti nel paziente stesso che tramite la circolazione sanguigna o tramite la breccia cutanea arrivano in sede di impianto e determinano lo sviluppo dell’infezione”. “Nella Cardiologia di Chioggia - evidenzia il direttore generale dell’Ulss 14 Giuseppe Dal Ben - è in atto un protocollo di difesa del paziente dalle infezioni che coinvolge il team infermieristico di sala e gli operatori medici, con controlli seriati anche dopo la dimissione dal reparto. Anche se il tasso di infezione è più basso della media nazionale abbiamo accolto di buon grado questa novità scientifica, disponibile da pochi giorni in Italia”.
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