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giovedì 20 novembre 2014

EBOLA: A CHIOGGIA SBARCANO I MEDICI SENZA FRONTIERE

il dr. Giuliani di Medici senza Frontiere al centro (col maglioncino color cachi); alla sua sinistra il direttore sanitario dell'Ulss 14 Luca Sbrogiò e la dottoressa di Igiene Pubblica Clelia De Sisti; alla sua destra un sanitario con la tuta isolante e subito accanto il primario di Pronto Soccorso Andrea Tiozzo e il caposala del Ps. bola, a Chioggia sbarcano i Medici senza Frontiere Ulss 14: Sanitari formati, protocollo aziendale pronto e Ospedale attrezzato con idonei dispositivi di protezione Per combattere l'Ebola, bisogna conoscerla. Ecco che a Chioggia è partito un corso formativo in più edizioni, organizzato dall'Ulss 14, per formare e tener aggiornati sull'argomento i sanitari dell'Ospedale. Un mix di informazioni fatte da esperienze dirette sul campo, protocolli da seguire e precauzioni per evitare il contagio. "Anche Chioggia - conferma Andrea Tiozzo, primario del Pronto Soccorso - è pronta per gestire eventuali casi sospetti di Ebola. Abbiamo condiviso un protocollo, in modo da "parlare la stessa lingua" tra chi ha il compito di assistenza (medici e infermieri del Pronto Soccorso), il personale del Dipartimento di Prevenzione e dei servizi per la protezione della salute dei lavoratori. Inoltre abbiamo verificato la manutenzione e possibilità d'uso dei presidi esistenti e ne abbiamo previsto l'acquisto di nuovi, stiamo predisponendo una ambulanza per pazienti altamente infettivi e allestito una stanza isolata in Pronto Soccorso, qualora dovesse presentarsi un caso sospetto e dovessimo prepararci al trasporto in altra sede attrezzata con reparto di Malattie Infettive". A parlare di Ebola, poi, l'Ulss 14 ha invitato qualche giorno fa chi ha vissuto l'emergenza in prima persona, ovvero un medico di Medici Senza Frontiere. Si tratta di Ruggero Giuliani, medico infettivologo, bolognese di origine, ma ormai africano di adozione. Sono dieci anni, infatti, che ormai Giuliani torna in Italia solo per le vacanze. Il lavoro è in Africa, dove si occupa principalmente di malati di Hiv e di tubercolosi. Ma da questa estate, però, l'emergenza è l'Ebola e tanti medici come lui sono stati dirottati verso questa malattia, un flagello in Africa. Giuliani sta fronteggiando l'Ebola in un centro organizzato a Monrovia, in Liberia, dove ogni mese arrivano più di mille persone contagiate da questa malattia. "Nemmeno nei conflitti bellici, di cui ho esperienza, ho mai visto così tanta gente (donne, uomini e bambini) cadere morta - racconta Giuliani - Ebola è una malattia in genere breve, dopo due settimane o sei vivo o sei morto. Io e i miei colleghi abbiamo visto talmente tanti casi che ormai riconosciamo un malato di Ebola al primo sguardo. Mi ricorda il colera, in quanto colpisce brutalmente il tratto gastrointestinale (dalla bocca fino al retto). Il contagio, voglio ricordarlo, non avviene per via aerea. Ci si ammala qualora si venga a contatto con i fluidi del paziente, come il vomito o la saliva. Durante l'incubazione, la persona non è contagiosa, diventa infettiva da quando presenta i primi sintomi, ed è al massimo grado di infettività appena morta". Per quanto riguarda il territorio, i medici di famiglia, qualora sospettino un caso, devono attivare il Pronto Soccorso e, nell'attesa che arrivi l'ambulanza, invitare la persona a rimanere nel proprio domicilio. Stessa cosa succede se il paziente telefona al 118. Nel caso remoto, invece, in cui un paziente dovesse arrivare in Pronto Soccorso, medici e infermieri sono pronti: verrebbe isolato con tutte le precauzioni del caso e poi trasportato in un centro attrezzato per la diagnosi e la terapia.

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