Importante appuntamento ieri per il Lions Club di Chioggia Sottomarina con la Giornata della Legalità, che ha vissuto due momenti di educazione e convegno prima al mattino con le scuole, poi al pomeriggio nella pinacoteca della SS.Trinità. Le iniziative hanno preso il via all’istituto comprensivo Chioggia 5, con la scuola primaria Caccin e la secondaria di primo grado Galilei, dove hanno partecipato la psicologa Cristina Pesce, l’avvocato Alexander Cassisa e Luca Tonan, rappresentante della Federazione Sindacale di Polizia del Veneto. Nel mentre, alla scuola Paolo VI, i ragazzini delle medie incontravano il tecnico Massimo Amoruso per un seminario sul corretto uso del telefono e di internet, dalla password ai fattori di autenticazione, dagli antivirus alle fonti delle applicazioni, fino ai servizi di messaggeria, ai metadati e ai contatti con sconosciuti: i giovanissimi – rileva la dirigente scolastica Emanuela Schiavon – erano già molto informati e conoscevano parecchi dettagli della questione.
Nel pomeriggio, in centro storico a Chioggia, appuntamento di divulgazione con le relazioni a tema “Minori e percorsi di legalità: scuola, privacy ed educazione ai rischi informatici” tenute dagli avvocati Alessandro Scarpa (segretario dei Lions nonché referente del service in materia di cyberbullismo) e Silvia Boschello di Padova, oltre che dalla stessa direttrice Schiavon. Scarpa ha focalizzato la propria attenzione attorno ai vari elementi in cui si sostanzia la privacy nell’ambiente scolastico, che risulta essere assai vulnerabile sotto il profilo della riservatezza: dai temi in classe -quando ad esempio si chiede il mestiere dei genitori o il loro comportamento in casa- ai disturbi alimentari, che svelano lo stato di salute di una persona. Ma anche la comunicazione dei disturbi dell’apprendimento, il telefono in classe e in gita scolastica, i voti e gli esiti degli esami ai fini di stilare graduatorie (ove ci sia qualcuno che ha un titolo maggiore per via di menomazioni): il garante ha disposto di poter rivelare l’esistenza di situazioni critiche, ma non di esplicitare dati sensibili, ex articolo 9 del regolamento comunitario.
Dal canto suo l’avvocato Boschello ha riferito della legge 71/2017 sul cyberbullismo, entrata in vigore nel giugno 2018: «preventivo ed educativo, più che repressivo» - nelle parole della legale – il disposto entra nel corpus normativo assieme alla gestione dei dati a protezione dei minori e naturalmente della Convenzione internazionale per i Diritti del Fanciullo, recepita in Italia nel 1991 e oggi in vigore in 194 Stati del mondo. La novità principale della legge sta nell’articolo 8, quando accorda ai minori la possibilità di concludere contratti con società di servizi informativi online: il limite di 16 anni è abbassabile a discrezione degli Stati, purché non a minori di 13 anni. L’Italia ha scelto i 14, l’età da cui si può essere imputabili penalmente. L’articolo 6 è altrettanto importante, dal momento che stabilisce la necessità del consenso esplicito da parte del minore a un contratto che dev’essere scritto con linguaggio comprensibile. Viene anche definito il cyberbullismo come “ogni forma di pressione, aggressione, molestia, ingiuria, diffamazione, trattamento illecito di dati personali, furti di identità a danno di minori effettuata con strumenti telematici, con l’intento di isolare il minore producendo un danno mettendo in ridicolo la vittima o abusando della stessa”.
Nel testo si parla anche della rimozione dei contenuti lesivi: anche il minore ultra14enne la può fare, oltre al genitore che ne detiene la potestà, attraverso richiesta alla società di servizi (Facebook, etc.). Nel caso in cui non venga ottemperato, ci si può rivolgere al garante per la protezione dei dati personali, il quale provvede entro 48 ore. È possibile su richiesta della vittima o del genitore richiedere al questore anche una procedura di ammonimento ante querela, affinché l’autore del bullismo non tenere più la condotta in questione: qualora perseveri nonostante l’ammonimento, scatta l’aggravante che aumenta la sanzione in sede penale. L’avvocato Boschello ha fatto riferimento anche al ruolo delle scuole, dove è presente un referente ad hoc, con obblighi di informazione verso la dirigente e i genitori nel caso venga a conoscenza di casi di cyberbullismo, con relative sanzioni disciplinari. Infine, la grande questione aperta delle immagini che ritraggono minori e il bilanciamento con il diritto di cronaca, secondo i dettami della Carta di Treviso per chi esercita la professione giornalistica.
La direttrice Schiavon ha ricordato i tanti episodi in cui la scuola Paolo VI sta rendendo onore ai propositi di educazione alla cittadinanza attiva e alla Costituzione, secondo profili didattici e culturali. Lo scorso anno la primaria, quest’anno la secondaria di primo grado collaborano col centro studi Paladin di Padova per conoscere l’attualità della Carta costituzionale: il clou nell’incontro dello scorso novembre con il professor Mario Bertolissi, che con un linguaggio facile e attraente riuscì a farsi comprendere da tutto il piccolo uditorio. «Bambini e ragazzi – è il ragionamento della dottoressa Schiavon – possiedono già tante informazioni facilmente eccessibili, dal web e non solo, devono però farne esperienza diretta, dal momento che è stata ribaltata in questi anni la modalità del conoscere». Fra i progetti della scuola, anche la gestione dei conflitti attraverso l’intervento di una psicologa: educazione emotiva, affermazione delle emozioni, dire ciò che ha ferito sono momento colti dai giovanissimi con desiderio di essere ripetuti. Anche l’incontro con lo scrittore Andrea Franzoso, che aveva denunciato il proprio superiore intento a spendere privatamente denaro aziendale, ha fatto parte di questo quadro educativo: «In Italia – conclude Schiavon – dal punto di vista culturale non viene dato un significato positivo a chi denuncia qualcosa che non va».
Infine, a parlare degli aspetti civili e penali della nuova disciplina della legittima difesa, il presidente dei Lions clodiensi Renato Spinadin assieme all’avvocato Daniele Grasso ha introdotto il celebre magistrato in pensione Carlo Nordio: veneziano sì, ma di origine chioggiotta, tanto che il padre era nato a soli cento metri proprio dalla chiesa della SS.Trinità dove si è svolto il convegno. Nell’intervento di Nordio, fondamentale la ricognizione del fatto che «la persona nasce munita di diritti naturali: vita, incolumità, onore, proprietà. L’uomo primitivo si difendeva da solo con la clava, con l’ingresso dello Stato e quindi la teoria di Locke del “contratto sociale”, egli rinuncia all’esercizio in proprio della difesa del diritto naturale, e devolve la funzione allo Stato».
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