Quaranta anni di attività, settant’anni di vita, un catalogo biografico e un nuovo progetto artistico per Paolo Baruffaldi, pittore-incisore di Chioggia, titolare della galleria Bac Art Studio di Venezia dal 1977. Sabato 26 gennaio è stato presentato nella palestra di Valli di Chioggia il libro “Il colore inciso”, edito da Marsilio Editori, che racconta quarant’anni di ricerca e pratica incisoria nel laboratorio-galleria. Baruffaldi comincia la sua attività a Venezia nel 1977, con un primo laboratorio aperto a San Cassiano. Alterna l’arte con l’insegnamento alle medie e alle superiori. Nel 1980 la prima svolta: lascia la scuola e si trasferisce a Parigi per perfezionare la tecnica. Apre una galleria anche nella città francese, dove realizza grafiche legate ai temi di Venezia e del carnevale. Proprio la festa tradizionale veneziana diventa oggetto della sua prima esposizione (1983) al centro Pompidou.
Sono anni di grande crescita, un va e vieni continuo tra Parigi e Venezia che culmina, nel 1985, con il trasferimento in Campo San Maurizio: il laboratorio diventa una vera e propria galleria e cominciano le collaborazioni, gli inviti e gli scambi con altri artisti incisori. Alla fine degli anni Novanta una nuova svolta: il trasferimento del Bac Art Studio a San Vio, in quello che una decina d’anni dopo Massimo Cacciari definirà «il chilometro dell’arte» (dalle Gallerie dell’Accademia alle Fondazioni Cini e Vedova, dalla Guggenheim a Punta della Dogana). Cambia il pubblico, sempre più di matrice anglosassone, aumentano i collezionisti, soprattutto stranieri. L’attentato alle Torri Gemelle nel 2001 e i due cicli di crisi del 2007 e del 2011 segnano il turismo a Venezia. Gli ultimi anni sono quelli dell’assalto turistico, ma alla quantità non corrisponde la qualità.
La galleria funziona ancora, e nel 2017 -a quarant’anni dall’esordio- si sposta in calle delle Botteghe, a San Marco: è l’ultimo avamposto di arte e tradizione veneziana, con artigiani, galleristi, antiquari, negozi di vetro artistico e qualche bàcaro. Il traguardo anagrafico e quello lavorativo non sono per Baruffaldi un punto di arrivo: «Cerco di sperimentare tecniche nuove, di essere al passo con i tempi. La grafica oggi progredisce sulla scia della Pop Art (Basquiat, Wharol) e della Street Art (Bansky). Sono filoni interessanti e che si prestano –soprattutto quelli della Street Art– al risvolto sociale: dopo la serie sui morti della Romea ("S.S. 309", una via Crucis laica) ho lanciato un nuovo progetto, legato all’Angelo del naufragio. L’arte non è avulsa dall’attualità e il tema dei migranti è centrale nel dibattito odierno. Forse è proprio questo il segreto della mia longevità artistica: la curiosità e il legame con la realtà».
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