Una mostra che racconta un “come eravamo” quella che si tiene fino al 31 agosto presso la Galleria Studio G1 in calle San Giacomo.
Quadri in uno stile particolare, quasi naif, molto curati, realizzati nell’arco di oltre 40 anni sono quelli di Gianfranco Tiozzo Netti, un orticoltore appassionato del suo lavoro, così tanto da volerlo trasfigurare nei suoi dipinti. Questi, con colori vividi, descrivono scene di un quotidiano vissuto che ci permettono per un momento di vedere qual’era la vita dei marinati ortolani del secolo scorso.
Ne parla Piergiorgio Tiozzo Gobetto, il quale riporta l’attenzione sul mestiere dell’ortolano, un mestiere ora in via di estinzione ma che ha permesso di segnare un’epoca.
Gli ortolani, che siano stati proprietari o affittuari, hanno iniziato dissodando, lavorando, preparando orti dove c’erano dune di sabbia, e dove non sarebbe potuto crescere nulla. Col loro impegno, giorno dopo giorno, si sono guadagnati la possibilità di coltivare, di rendere fruttiferi terreni che non lo erano. Segnando un’epoca e trasformando la sabbia in un gioiello della tradizione clodiense. “Sabbia” in cui crescono le tipicità che ci rendono unici, che non si limitano al radicchio tondo, ma comprendono la zucca marinante (barucca), il carciofo violetto, e tanto altro.
L’epoca che rischia di andare nel dimenticatoio è quella che corre dall’800 al ‘900 e, per non perdere del tutto la memoria del passato i due testimoni vorrebbero che si potessero recuperare gli attrezzi degli ortolani in disuso, di cui magari qualcuno vorrebbe disfarsi, sempre che non lo abbia già fatto.
Alla mostra si trovano una vecchia vanga, attrezzo principe dell’ortolano e una siringa risalente tra gli anni ‘50 e ‘60, che serviva per iniettare fertilizzante nel terreno.
Gli orari della mostra vanno dalle 10 alle 12 e dalle 18 alle 20, tutti i giorni, per le giornate che vanno da venerdì a sabato, quindi anche oggi e domani l’orario serale sarà dalle 21 alle 23
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