Pagine

venerdì 22 dicembre 2017

CON LA PILLOLA "DELUSIONIST" BALASSO E DALLA VIA RECITANO SE STESSI E INCHIODANO A COMPRENDERE I MECCANISMI TRASPARENTI DELLA COMUNICAZIONE

Come trasformare un refuso industriale nella presa di coscienza dei meccanismi che regolano la società della comunicazione. Una pillola per non dormire mai, desiderio di molti ma incubo perché uccide i sogni, è il pretesto che Natalino Balasso (Vito Cosmai sul palco) e la bravissima Marta Dalla Via -nei panni di Gioia Maina, anzi Mai'na Gioia- sfruttano per uscire dal personaggio e recitare se stessi nel metateatro, dopo un'ora più che propedeutica e francamente eccessiva. "Delusionist" è la rivelazione: sia della pazienza di aspettare una vera trama, per quanto concettuale e metodica, quasi scientifica. Sia per chi non conosceva le qualità performative dell'attrice di Tonezza del Cimone, abile a maneggiare registri diversi nell'arco della stessa scena: vien quasi da pensare che la mentorship di Balasso -il solito Balasso, tra battuta dialettale, nonsense linguistico e pamphlet da youtube- si metta in gioco volentieri per far risaltare l'espressione della partner artistica.
"Delusionist" affronta le tecniche della comunicazione commerciale (e politica...) contemporanea, attraversa i concetti di naming e storytelling, porta all'emancipazione da piani e target per rivelare l'intima essenza umana, in quanto tale non manipolabile. Non Savonarola ma più Carmelo Bene, cassandra non creduta, facile pronosticatore delle derive prese e non più ricomponibili. In scena non c'è niente, come nella tradizione del teatro Don Bosco le cui assi obbligano alla riduzione delle quinte; poca -benedetta- interazione col pubblico, col netto divario tra il riso forzato della prima parte e il gelo del termine che inchioda. Chi aspetta "Delusionist" per una satira del quotidiano magari la troverà altrove, questo è un saggio di McLuhan fatto e finito, ma scritto e interpretato nel profondo Veneto che già non è più quello che vi viene antropologicamente descritto. Per due ore a teatro, anche se il prologo andrebbe asciugato, vale la pena fare lo sforzo e uscirne discutendo.

Nessun commento:

Posta un commento