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sabato 26 ottobre 2019

IERI SI È CONCLUSA LA RASSEGNA DI INCONTRI GEOPOLITICI "ORIZZONTI" AL MUSEO CIVICO, PARLANDO DELL'AFRICA CON I MEDICI DI CUAMM

Si è conclusa ieri alla sala conferenze del Museo civico in Chioggia la terza stagione della rassegna di incontri geopolitici Orizzonti, organizzata dall'associazione NordestSudovest, dal Movimento Federalista Europeo e dall'Associazione per i Diritti degli Anziani. Ieri si è parlato di “Africa, biografia di un continente”, in collaborazione con l’organizzazione non governativa Medici con l’Africa CUAMM: l'incontro ha visto in veste di relatori Francesco Jori (giornalista, già vicedirettore del Gazzettino), Cristina Bullo (medico, volontaria in Mozambico) ed Elisa Cavallarin (ostetrica, volontaria in Tanzania). La conferenza ha visto la partecipazione anche di Nicola Penzo, responsabile per il CUAMM delle relazioni con il territorio.

la playlist video degli interventi:


Davanti ad una sala gremita in ogni ordine di posti, Jori ha realizzato una panoramica sulle principali questioni che deve affrontare il continente africano: dai problemi sanitari ai cambiamenti climatici, dalle migrazioni al difficile processo di democratizzazione, dalla tutela dei diritti umani allo sviluppo economico. Il cronista si è soffermato anche sull’attività benefica messa in atto da Medici con l’Africa CUAMM, realtà presente da quasi 70 anni nell’ambito della solidarietà internazionale, lodata per la sua azione sul campo dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e da Papa Francesco.
Cristina Bullo ed Elisa Cavallarin si sono concentrate invece sulla loro esperienza di cooperazione nel continente africano, rispettivamente in Mozambico e Tanzania: la prima ha esposto le motivazioni che per ben due volte l’hanno portato in Mozambico e le sfide continue che ha dovuto affrontare per salvare vite e garantire l’accesso sanitario alle popolazioni locali. Elisa Cavallarin ha raccontato invece la sua esperienza in Tanzania da neo-laureata in Ostetricia: un approccio con un mondo completamente diverso da quello dell’Università di Padova, tra mancanze di infrastrutture, impegno per far nascere nuove vite in condizioni di estrema difficoltà sanitaria e conoscenza di nuove culture.

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